SOGGETTO E SCENEGGIATURA
Serata tecnica di Claudio SEPIN del 23 aprile 2015
Fondamentalmente quando si parla di soggetto e sceneggiatura si intende : “pensare”, e,soprattutto “SCRIVERE il film”.
Ciò premesso si prega di voler seguire il discorso di questa sera essendo consapevoli che non si tratta di concetti personali o moderni, ma che essi hanno radici in tempi ben più lontani.
Ad esempio parlando di “NARRAZIONE” già la retorica antica (IV sec. A.C.)aveva codificato tre fasi: l’individuazione di cosa raccontare, la messa in ordine del materiale e il suo abbellimento. Noi, nel fare un film, dobbiamo in qualche modo “passare” per queste tre fasi.
A questo punto Sepin ci ha proposto un esempio banale: Cappuccetto Rosso.
Una persona del pubblico ha ricordato la fiaba. Ecco quindi che si comincia con il soggetto di poche frasi.
Si può quindi passare alla sceneggiatura (più o meno formale, nel mondo professionale essa è scritta dallo sceneggiatore, in quello amatoriale con appunti che giorno dopo giorno dovrebbero arricchirsi e perfezionarsi). Probabilmente una buona introduzione ci indicherà DOVE si svolge l’azione, ovvero dove comincia: a casa della mamma (ecco una delle prime domande classiche cui deve rispondere un racconto – e quindi anche un film - “DOVE?”). Certamente non basterà dire “a casa”, ma bisognerà specificare quale casa, dove essa è ubicata. E’ ovvio che nel caso fiabesco essa sarà posta almeno in prossimità di un bosco (funzionale al prosieguo del racconto): una casa moderna in centro città sarebbe (letteralmente) poco credibile (salvo stravolgere il racconto e modernizzarlo). Sempre durante la stesura della sceneggiatura bisognerà rispondere e definire altre due fondamentali domande: CHI (i personaggi) e COSA (le azioni). Ad esempio bisognerà descrivere la mamma, descrivere Cappuccetto Rosso, stabilire se ha già la testa coperta dal cappuccio o meno, e così via. E cosa fanno (il cinema riprende azioni).
A questo punto è bene osservare che il soggetto deve talvolta rispettare un tema: è il caso dei concorsi, dove non si può certo proporre un soggetto che non rientri in quanto proposto.
Spesso il soggetto generale, ai fini narrativi e della sceneggiatura, deve essere arricchito con sotto-soggetti. Ma attenzione allo spazio che si dà a questi sottosoggetti. Infatti spesso ci si innamora di alcune riprese (succede soprattutto ai videomaker che sono contemporaneamente registi, direttori della fotografia, operatori eccetera) e che quindi qualche volta indugiano su alcune riprese alle quali sono particolarmente affezionati. Spesso basta qualche secondo per esprimere un concetto o per arricchire il film)!
Una caratteristica di chi si occupa di sceneggiatura (ma anche del regista) deve essere la CURIOSITA’. Solo facendo leva su tale aspetto andremo a cogliere quei particolari che possono indurre emozioni e sensazioni nel film. Un esempio banale: nella vita reale della città di ogni giorno il passaggio di un’autoambulanza a sirene spiegate non viene quasi notata. Se essa, però, compare in un film potrà generare sensazioni e indicare situazioni inerenti a quanto si vuole comunicare. Insomma un fatto normalmente irrilevante diviene fondamentale e ben visibile nel film. Da qui la curiosità che ci farà da amplificatore della realtà.
Non bisogna mai dimenticare che il cinema è movimento! Ecco quindi che va catturato tutto quello che si muove. Se poi dobbiamo catturare qualche oggetto inanimato cercheremo almeno di muovere la telecamera.
L’abbellimento è l’aggiunta e la presentazione di particolari che arricchiscono il concetto, così, ad esempio, se si vuole trasmettere un sentimento (paura, stupore, gioia) bisognerà trovare il modo di farlo (ad esempio con un PPP che mostri l’espressione dell’attore).
Sepin quindi ci ha mostrato il cartone animato CENERENTOLA. Il cartone animato è quanto di meglio si possa utilizzare a livello didattico perché le scene (e le inquadrature) sono progettate e disegnate “su misura”. Anche il videomaker deve ricordarsi che quanto riprende va progettato: egli è come il pittore che parte da una tela bianca e la “riempie” con quello che ritiene opportuno ai fini della narrazione e della trasmissione dei sentimenti.
Lo svolgimento di un film è normalmente diviso in tre parti. Fra questi spezzoni avviene qualcosa di importante. Ad esempio Cenerentola dura circa 70 minuti, e la divisione proposta ci porta a cercare un fatto scatenante ai minuti 23 e 46 della pellicola. Ed in effetti è stato proprio così: nella pellicola si ha (min.23) il passaggio dalla casa di Cenerentola al castello, dove si allestisce il BALLO e poi (min.46-50) si mostrano i miracolosi fatti che trasformano la ragazza in una meravigliosa dama e l’incontro al ballo con il principe.
Siamo quindi passati ad una rapido esame di PRETTY WOMAN, ritrovando i concetti dei tre tempi appena espressi.
Tra il primo e il secondo c’è la trasformazione del rapporto occasionale in un rapporto contrattuale e la trasformazione “estetica” della protagonista (la vestizione).Tra il secondo e il terzo “atto” c’è l’episodio dell’inizio dell’amore che si conclude in teatro con la “Traviata”
Sono seguite alcune domande:
- durante la lavorazione di un film bisogna sottoporsi ad un continuo stress per la risoluzione di piccoli o grandi problemi. Certo le nostre attrezzatura sono modeste ed i mezzi limitati, ma non dobbiamo scoraggiarci e dobbiamo cercare la soluzione. Per meglio comprendere questa affermazione facciamo un esempio: in un film professionale normalmente si ricorre a fonti luminose per illuminare correttamente l’attore. Anche noi dobbiamo “ingegnarci” per ottenere un effetto simile anche in assenza di costosi parchi lampade. Sarà sufficiente non accontentarci della prima ripresa, ma dovremo spostare il soggetto fino ad ottenere, grazie all’illuminazione di cui disponiamo (finestre, luci della stanza, eccetera) un effetto accettabile.
- la tecnica deve sposare la creatività e l’emozione: questi due aspetti sono legati da un concetto di moltiplicazione e non di somma: se uno è zero sarà zero anche il risultato.