Serata tecnica
IL DIAPORAMA
4 aprile 2016
Federico MANNA
Diaporama
Termine coniato in Francia, intorno agli anni cinquanta, per significare un audiovisivofotografico, un’opera realizzata attraverso la proiezione in dissolvenza incrociata di immagini diapositive sincronizzate anualmente o su supporto magnetico con una colonna sonora realizzata ad hoc. In italiano il termine significa “audiovisivo fotografico”. La parola “diaporama” condivide le stesse radici etimologiche con le parole “diorama” e “panorama”, dato che tutte e tre sono composte sulla parola greca “horama“, che significa “vista”.
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Come realizzare un diaporama. Jaques Muller, uno degli Autori francesi più noti in Italia, ha scritto in un suo articolo: “Il vero diaporama, di tipo più evoluto, è quello che fa dimenticare allo spettatore che sta vedendo delle immagini ed ascoltando dei suoni: il pubblico non si sente in una sala di proiezione, ma è preso dal soggetto e partecipa lui stesso al racconto. Allora, e solo allora, l’autore ha raggiunto il suo scopo”. Bisogna cercare di tracciare una serie di punti semplici ma rigorosi attraverso i quali si snoda la strada che porta alla costruzione di un diaporama. Naturalmente, come per tutte le cose, anche queste non sono regole fisse e potranno anche essere volutamente trasgredite se ciò servirà a realizzare un diaporama. Le componenti di un diaporama possono essere schematicamente indicate con:
Non commettiamo mai l’errore di voler assegnare dei punteggi di merito o una scala d’importanza a questi ingredienti: tutti hanno la stessa importanza, la stessa funzione, e tutti concorrono a realizzare il vostro audiovisivo. |
L’idea. Se il diaporama deve avere una sua efficacia e deve essere un mezzo d’espressione, occorre che l’autore, almeno lui, abbia le idee chiare su ciò che vuole portare alla conoscenza del pubblico. Non ci sono regole o limiti e si potrebbero fare esempi all’infinito: il fotoamatore, così come si è allenato a realizzare immagini singole, deve pensare in termini di “storie da raccontare”. |
Come possono nascere le idee? Spesso sono il frutto di una più attenta osservazione della realtà che ci circonda o di una nostra interpretazione di fatti quotidiani o anche di modi diversi di vedere un viaggio, una musica, una canzone. A volte basta avere la capacità di fermarsi e riflettere, senza farci sempre coinvolgere dalla frenesia che ci circonda. Molte volte i momenti di vacanza sono per questo i più fecondi. Quando vi viene una nuova idea, scrivetela subito sotto forma di appunto poi, con più calma, cercate di analizzarla e di svilupparla in forma scritta: anche durante questa fase embrionale occorre rispettare una forma sintetica e sistematica evitando inutili fronzoli e lungaggini. Oltre all’idea è molto utile scrivere le fasi attraverso le quali sviluppare la storia per condurre lo spettatore a comprendere il significato che vogliamo dare alla nostra storia. Da questo primo brogliaccio nascerà poi una sceneggiatura più dettagliata, fino alla stesura dello story-board cioè alla elencazione delle fasi del diaporama che vogliamo realizzare, con i riferimenti necessari a testi, musica, effetti visivi, e così via. Ma soprattutto con riferimenti alle singole immagini che poi, muovendosi sullo schermo in sintonia con la colonna sonora, serviranno ad esprimere e comunicare al pubblico l’idea dell’autore. Le immagini Il diaporama è un mezzo audiovisivo che utilizza immagini fisse ed è fuori dubbio che queste devono essere qualitativamente e tecnicamente corrette: anche una sola diapositiva sovraesposta o con altre carenze tecniche, verrà notata e ricordata dagli spettatori e potrà anche contribuire ad un giudizio negativo sull’intero audiovisivo. Vi sono però anche altri aspetti non meno importanti di quelli prettamente derivanti dalla tecnica fotografica. Uno dei più importanti è la inutile ridondanza delle immagini: per illustrare l’idea dell’autore bastano poche immagini incisive inserite nei momenti salienti del diaporama. Il diaporama è un mezzo espressivo che deve lasciare allo spettatore una spazio interpretativo e di conseguenza deve essere conciso ed evocativo. Si deve poi saper tener conto del rapporto tra immagine e suono: queste due componenti non vanno sempre sommate per esporre un concetto ma possono semplicemente essere complementari per lasciare allo spettatore la possibilità di evocare ed immaginare: se devo per esempio “raccontare” un treno in movimento non si può pretendere di rendere questa idea con l’immagine fissa di una locomotiva e con il rumore tipico dello scorrere di ruote sui binari. Le due azioni, visiva e sonora, sarebbero contrastanti e stridenti: meglio sarebbe accompagnare la colonna sonora con un’immagine di binari che si perdono in un paesaggio, grazie ad un opportuno angolo di ripresa; ecco che lo spettatore in questo caso, si sentirà a bordo del treno e l’immagine fissa dei binari non sarà in contrasto. La scelta delle immagini deve essere quindi molto accurata. Fatta cioè con spirito critico che l’autore spesso non possiede, in quanto ovviamente la tendenza naturale è quella di inserire molte immagini perchè “sono belle fotografie”; ma ciò non serve al diaporama. Non si possono tenere vincolati per lungo tempo l’attenzione delle spettatore ed il suo sforzo immaginativo. Quindi, oltre ad imporsi un’opportuna brevità del diaporama, bisogna saper alternare immagini semplici e narrative, che facciano seguire l’azione in modo naturale, ed altre che cadano nei momenti chiave del racconto e che rappresentino i punti salienti del lavoro. Ciò avverrà ovviamente con l’ausilio della colonna sonora che in quel momento contribuirà maggiormente a creare l’opportuna atmosfera.
La colonna sonora. E’ la componente forse più difficile di un diaporama. Richiede una conoscenza ed anche una tecnica che sono completamente al di fuori di quella fotografica e che spesso può condurre a realizzazioni scadenti. Non è possibile dare dei consigli circa la scelta dei brani musicali e di come utilizzarli in funzione del significato del diaporama: troppe sarebbero infatti le combinazioni possibili e troppo diversi i gusti musicali degli autori. Si può invece dire cosa non si dovrebbe fare e quali sono i diversi modi di utilizzare la colonna sonora. Questa può essere composta da musica, commento parlato e rumori od effetti sonori: un elemento non esclude l’altro e tutti possono coesistere se l’efficacia dell’insieme serve a migliorare il diaporama. Che cosa è meglio evitare: non utilizziamo brani musicali troppo conosciuti sia di autori moderni che di musica classica: corriamo il rischio di ripetere cose già fatte mille volte, di cadere nel banale o ancor peggio di utilizzare musiche di chiaro richiamo, ahimè, pubblicitario. Musiche già super sfruttate da Radio e Televisione; evitiamo commenti parlati troppo lunghi: i cosiddetti “parlorama” sono stati di moda negli anni ’60 ed in ogni caso le immagini, se sono state selezionate accuratamente, non dovrebbero aver bisogno di tante parole per esprimere concetti chiari e per fornire un filo narrativo inequivocabile; se proprio vogliamo ricorrere a commenti parlati evitiamo almeno che siano didascalici: stiamo realizzando un diaporama e non un audiovisivo a scopi didattici; l’audio e le immagini devono essere tra loro complementari ed è inutile che entrambe le componenti si sovrappongono per esprimere lo stesso concetto: lasciamo sempre un po’ di spazio all’immaginazione dello spettatore. In che modo invece si può utilizzare la colonna sonora in maniera efficace ed utile in un diaporama?
Una forma d’uso della colonna sonora assai impiegata nei diaporami è l’opposizione tra le immagini e la musica: è il metodo seguito soprattutto nei lavori umoristici ma utile anche, se ben utilizzato, a richiamare l’attenzione degli spettatori nei momenti che sono di maggior interesse. Cerchiamo di utilizzare le musiche per la loro intrinseca funzione espressiva in quanto utili a rafforzare le immagini e non solamente come un banale sottofondo. Anche musiche più moderne e molto ritmate possono essere molto utili ma per sottolineare dei concetti, dei momenti e non per segnare un ritmo di proiezione veloce con dissolvenze rapide.
Che cos’è il DIAPORAMA?
Congresso recente della DIAF ( Dipartimento Audiovisivi della Fiaf ) Il Diaporama è un mezzo d’espressione con molte sfaccettature: Il Diaporama è innanzi tutto un audiovisivo. Vengono proiettate una serie di immagini fisse e nello stesso tempo si diffonde una colonna sonora. In funzione di ciò che l’autore vuole esprimere questa colonna sonora può comprendere voci, musica e rumori. Ai suoi inizi il Diaporama veniva definito come montaggio fotografico sonorizzato.
Un grande fratello molto ingombrante (Il Cinema) Chi tra noi non ha dovuto spiegare che cosa è il diaporama a un interlocutore che non conosce questa forma d’espressione? Presto o tardi, nel giro di qualche secondo o qualche minuto s’impone questa analogia approssimata. “il diaporama sarebbe come il cinema c h e …” oppure “Un diaporama assomiglia a un film, salvo c h e …” Come spiegare che il diaporama è uno spettacolo, un mezzo per comunicare, per esprimersi, per raccontare una storia,per insegnare: occorre spiegare ciò senza fare riferimento a quel grande fratello che tutti conoscono così bene. Il paragone è comodo ma spesso è anche fonte d’incredulità: “Ma allora come fate a raccontare senza il movimento?”. Senza dubbio a causa della tecnica di proiezione, del modo di collegare l’immagine ed il suono, dell’utilizzo degli stessisupporti, il diaporama si pone subito in compagnia, qualcuno direbbe in concorrenza, degli altri mezzi audiovisivi quali il cinema ed il video. Ma chiariamo subito che il diaporama non è il cinema del povero. Bisogna rinunciare a stabilire un paragone sistematico che sfocerebbe poi su un ordine di merito. Il cinema ed il diaporama non possono trattare gli stessi temi o almeno, se lo fanno, sarà con un approccio, una scrittura, un linguaggio differente. Il cinema riproduce, più o meno, il movimento nella sua integrità o, almeno, è capace di farlo: il montaggio e soprattutto il taglio costituiscono le operazioni di selezione necessarie in quanto è sufficiente scegliere i momenti più significativi di un’azione per mostrare l’essenziale. Il diaporama utilizza la foto singola che obbliga ad una selezione spinta all’estremo ed una parte delle capacità di un autore di diaporama si evidenziano nella qualità della scelta delle immagini più suggestive, più ricche di indicazioni,di informazioni e di evocazioni. In più il cineasta non si accontenta di registrare il movimento dell’azione; egli può anche,con il movimento della cinecamera, generare lui stesso un movimento aggiuntivo a quello dell’azione reale. Egli può seguire il movimento, rinforzarlo, avvicinarsi od allontanarsi dal soggetto ciò che permette una sottigliezza, una scioltezza ed una precisione infinita nella sua espressività. Al contrario, nel diaporama,la fissità dell’immagine porta ad una mancanza apparente di precisione e di sottigliezza ma, non sbagliamoci ! Questa immobilità può diventare una carta vincente nella misura in cui è utilizzata attraverso una selezione accurata dei momenti più importanti e significativi; a partire da queste immagini che si impongono allo spettatore per la loro perfezione, la maestosità della proiezione, per l’immobilità stessa della fotografia, l’immaginazione può costruire liberamente: è in questo momento che interviene la percezione sonora che deve guidare senza costringere, condurre senza comandare. Ci sono stati dei casi dove si è potuto pensare che una di queste forme artistiche si sia unita alle altre; ci sono rari casi di film costruiti con un seguito di immagini fisse, lo si è visto anche in qualche spot pubblicitario, e in nessun momento il cinema è impiegato come tale: il movimento è bandito e ciò può sembrare strettamente imparentato con il diaporama. Ma non è esattamente così perché lo spettatore si aspetta di vedere in questi casi il movimento e la sua assenza è percepita come una mancanza di una componente che influisce sulla percezione del film. Nel diaporama, al contrario, la fissità dell’immagine è accettata subito, come un postulato, e sono gli effetti di pseudo movimento che colpiscono lo spettatore e che, nella maggior parte dei casi, appaiono come artificiali ed a volte grotteschi.
Congresso recente della DIAF
L’inserimento di clip video nel contesto degli audiovisivi fotografici. Il dibattito è stato molto interessante, con i contributi di numerosi autori e organizzatori presenti che hanno convenuto circa l’opportunità di lasciare l’autore libero di utilizzare eventualmente clip video nel suo lavoro, purché funzionali alla specifica drammaturgia dell’audiovisivo fotografico e non preponderanti in durata e dimensione sulla parte di immagini fotografiche, posizione sostanzialmente in linea con quanto condiviso anche in ambito internazionale.
Definizione dell’audiovisivo per i concorsi DIAF L’audiovisivo fotografico è una proiezione che unisce immagini, talvolta con inserti video,timelapse, stop motion….supportati da una colonna sonora (rumori, suoni, musiche, parlati…); l’immagine fotografica è l’elemento caratterizzante dell’audiovisivo fotografico. La sinergia tra immagini e colonna sonora è lasciata alla creatività degli autori ma l’opera deve risultare armoniosamente integrata. L’Autore esprime un’idea, porta ad una riflessione, racconta una storia, illustra una canzone, ecc.; l’argomento è libero e tutti gli audiovisivi saranno valutati dalle Giurie senza distinzione. |