Club Cinematografico Triestino

L’AUDIO, SCELTA DELLA MUSICA E IL COMMENTO PARLATO NEI NOSTRI FILM

L’AUDIO, SCELTA DELLA MUSICA E IL COMMENTO PARLATO NEI NOSTRI FILM” – Serata tecnica di Claudio SEPIN di giovedì 22 ottobre 2015.

Come in tutte le cose di cinema vi sono moltissime variabili, anche alcune complicate, che possono intervenire per decretare il successo del lavoro. Quindi anche il sonoro è fra queste.
Cominciamo con una osservazione di carattere generale e culturale. Il cinema è stato sempre sonoro. Infatti fin dall’inizio si osservò come il rumore della macchina da proiezione disturbasse e come la mancanza di un commento sonoro togliesse qualche cosa alla proiezione. Questo fenomeno è talvolta evidente anche oggi, quando ci imbattiamo in una sequenza senza sonoro: si rischia di rimanere disorientati.
All’inizio si sopperì con la musica e si accompagnarono le proiezioni con strumenti quali il piano o l’organo (e non solo).
Quindi, ribadiamolo, sin dall’inizio il cinema fu sonoro. Però in epoca più recente si aggiunse una nuova caratteristica, ovvero il parlato. E i film oltre che sonori acquistarono la voce (commento, dialoghi) e anche rumori.
All’inizio ci furono anche delle reazioni curiose, ad esempio qualcuno affermò che con l’aggiunta delle parole si perdeva l’arte: i film, per essere artistici, dovevano affidare solo all’immagine il loro messaggio.

(Proiezione di uno spezzone di Chaplin, 1931, con sola musica a sottolineare l’azione).

Il sonoro è composto da: parlato, rumori, musica.
Un’altra distinzione molto importante riguarda i suoni che provengono direttamente dalla scena (diegetici) e i suoni che sono sentiti solo dagli spettatori (extradiegetici – es: musica di accompagnamento, voce narrante, …).
I rumori, in particolare, possono essere “in campo” o “fuori campo” es: un auto che vediamo passare in una piazza oppure un rumore dell’auto senza vederlo passare nell’inquadratura. Possiamo vedere e sentire una banda in una strada ma possiamo sentirla mentre vediamo solo la strada.

Il sonoro, in definitiva, aggiunge qualche cosa alle immagini, con lo scopo di renderle ancora più reali.
Naturalmente anche il silenzio può essere considerato sonoro: non si realizza togliendo qualsiasi suono, ma aiutandosi con qualche richiamo, es: grilli, cicale, soffio di vento, passi solitari,gocce, …

Tornando al nostro sonoro e riprendendo l’esempio della banda potrebbe darsi che la presa in diretta non sia soddisfacente: non esitate ad inserire una musica di banda da un disco.
Il cinema, non mi stancherò mai di ribadirlo, opera con il FALSO, nel senso che spesso la realtà non è adeguata, ad esempio di un’azione ci possono interessare solo pochi passaggi e quindi bisognerà eliminare alcune parti non interessanti. Anzi questa operazione renderà le immagini ancora più intriganti e migliorerà l’aspetto del film.
Anche la musica contribuisce, nella falsità del cinema, ad aumentare le emozioni.
Ricordatevi che non dovete esitare a trasformarvi in falsari! Avete bisogna di una camminata in un vicolo solitario? Andate in corridoio e registrate il vostro incedere camminando calzando gli zoccoli; avete bisogno della bora? mettete il microfono a fianco della vostra bocca e soffiate (non direttamente su di esso)!

(Esempio dall’inizio di “Shinning”: si vede una macchina che procede lungo una strada, ripresa dall’elicottero che la segue. A seconda della musica applicata alle stesse riprese si ha una sensazione di mistero, tensione oppure una rilassata e quasi festaiola).

Vi è una certa similitudine fra le riprese talvolta “false”, ad esempio riprese da punti di vista inusuali e luci spesso non naturali, e il sonoro. Così come siamo disposti a tollerare e trovare naturale una manipolazione di ripresa è logico che troviamo naturale anche una manipolazione sonora.

Va ora detto che così come curiamo le riprese video dobbiamo anche curare quelle audio. Ad esempio è logico che se riprendiamo un attore da vicino la sua voce dovrà essere inserita ad un livello maggiore che se lo avessimo ripreso da lontano. E altri effetti come l’aggiunta di un po’ d’eco. Se riprendiamo una persona che passa sotto ad un portico è logico aspettarsi questa particolarità.

(Esempio: film “una vita” di Claudio Spin. L’idea era quella di associare le varie fasi della vita al percorso di un tram. Si riconoscono 4 fasi (per il tram): partenza in piano, salita, percorso piano sull’altopiano, arrivo. Ogni fase prevede un’attrice (via via più matura), ma soprattutto prevede una musica propria, cercando di legare immagini e suono.
Il film prevede spesso i rumori del tram (sferragliare, la tromba eccetera). Poi c’era il problema di inserire in qualche modo la classica canzonetta triestina su di esso: risolto (in maniera falsa) riprendendo una radio a transistor sulla consolle di guida ed aggiungendo la canzonetta. Si noti come la musica è forte quando è inquadrata la radio ed è messa al minimo quando si riprende il tram dall’esterno, nel suo cammino.)

(Esempio di audio fuori campo: si vede uno spezzone di “Ninotcha”, 1936). Il brusio e le esclamazioni dietro la porta ci suggeriscono, raccontano cosa succede in quella stanza.

(Altro esempio: “La vita come un fiore”). Si noti come sono stati inseriti dei rumori “esterni”, come il gracchiare di una radio o il rubinetto che gocciola per suggerire solitudine e degrado. C’è anche una sequenza particolare, quando lei entra in auto e accende la radio. Una buona idea anche per noi: si potrebbe cominciare un viaggio proprio con una musica adatta al posto che si andrà a visitare riprodotta da un’apparecchio. Poi esso non viene più ripreso ma rimane, di sottofondo, la musica.

(Esempio da un film western di Sergio Leone). Si noti come la scena, che riprende alcuni banditi, non preveda nessuna musica o parola, ma solo rumori. La presenza di questi rumori non meglio definiti serve proprio per attirare e mantenere viva l’attenzione dello spettatore. Ad un certo momento si vedrà cosa è che genera l’ultimo rumore così caratteristico.

(Alcuni altri esempi).

Quando si riprende è importante (del resto è quasi automatico, ma alle volte potremmo farlo di poposito) registrare l’ambiente. Il rumore di fondo, infatti, incrementa il realismo delle nostre riprese. Alle volte bisogna ricorrere a degli accorgimenti migliorativi (e magari si cade nella finzione di cui si parlava prima). Ad esempio una maniglia che si manovra per aprire una porta non genera nella realtà un suono utile per i nostri film. Si può provare, per certi effetti, di grattare della carta vetrata, per altri (come il vento) soffiare a fianco del microfono. Naturalmente non otterremo dei risultati apprezzabili subito e bisognerà (probabilmente) effettuare più prove. A questo proposito può essere utile notare come gli stessi dialoghi in ambito teatrale non siano condotti con un tono e una forza normale, ma hanno bisogno di un aumento della potenza vocale o della gestualità. Non esitate a cercare e provare, la maniglia di cui parlavo prima è stata reperita fra i tuoni! Sembrerà strano, ma l’artifizio ha funzionato.
NOTA DI GIULIO: esiste un sito (www.freesound.org) che si basa sull’apporto volontario di amatori e che raccoglie, mettendole gratuitamente a disposizione, moltissime registrazioni di suoni e di suoni d’ambiente. Ve ne sono parecchi altri in rete.(Altri rumori possono essere estratti dai video su Youtube).
Si raccomanda, durante la registrazione in diretta, di stare attenti alla distanza. Per manipolare i suoni vi sono molti programmi, uno è “Audacity” (reperibile gratuitamente in rete).

Un grosso problema, quando mettiamo insieme i nostri suoni, è lo stacco sonoro fra i vari file. Normalmente l’orecchio percepisce un cambio, e alle volte ne è disturbato se non è fatto bene. Naturalmente potremo intervenire con delle dissolvenze sonore (addirittura la maggior parte dei programmi di montaggio le prevede in maniera assistita). E’ proprio la colonna sonora che contribuisce alla continuità del racconto.
Naturalmente, alle volte, si può partire dalla musica come base. Ad esempio avendo una canzone si possono sovrapporre, sincronizzandole, delle immagini. Si parla di vidoclip. Per i nostri scopi però è più appropriato solo ispirarsi alla musica, e poi trarne un soggetto piacevole.

(Alcuni esempi con spot, quello sulla Barcolana ed altri relativi al turismo in Umbria): Sono importanti perché si riconosce la divisione in “capitoli”, sia per le immagini che per il sonoro. I distacchi fra i vari brani non sono violenti ed immediati. Inoltre si nota, secondo la tendenza moderna, come il brano relativo alla scena #2 cominci ben prima del suo inizio, e si adagi sulla fine della scena #1. Sapiente l’uso dei rumori.
La sovrapposizione si fa sulla riga del timeline “spostando” opportunamente la barra. Ovviamente si può anche intervenire (per mantenere la sincronizzazione laddove questo fosse necessario) regolando le immagini.
Il consiglio, già dato, è quello di guardare con calma e frame dopo frame qualche esempio di professionisti, cercando di capire come è stato realizzato il tutto e perché.

Per la registrazione esistono dei miniregistratori ai quali si può applicare un microfono (oltre a quello o quelli incorporati). Naturalmente poi rimane il problema di realizzare un adeguato sincronismo con l’immagine (laddove necessario). Un’altro acquisto da considerare (costa un centinaio di Euro) è il microfono direzionale da applicare sopra la telecamera.
Per evitare delusioni quando riprendiamo non diamo per scontato che il suono assunto dalla telecamera sia effettivamente quello che ci servirà per il nostro film. Uno degli esempi più classici di questo assunto è il vento che, nella ripresa normale, “entra” nel microfono e al posto di un sibilo naturale genera del rumore incontrollabile e “falso”.

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