Club Cinematografico Triestino

The Bear & the Hare

Oggi su Facebook è stato postato un backstage di un film di animazione, “The Bear & the Hare” per John Lewis.

Lo spot è molto bello, e lo potete vedere a questo link (cominciate da qui).

Nel nostro hobby spesso il settore “animazione” è un po’ trascurato, forse perché pensiamo di non avere il necessario background artistico, forse perché pensiamo di non saper disegnare, forse perché pensiamo che ci voglia troppa pazienza, forse per altri mille motivi non ultimo quello che le moderne telecamere (a differenza delle buone vecchie cineprese) non hanno lo “scatto singolo”, necessario per questo tipo di lavori. Si potrebbe parlare per ore su questi argomenti, ma bastano solo alcune osservazioni: prima di tutto al disegno possono essere sostituiti pupazzi, modellini, anche oggetti domestici (provate a far ballare un po’ di cucchiai in un vaso in cucina); per quanto riguarda la pazienza: beh, magari raccogliete francobolli e passate ore e ore chini sugli album (e di certo passate ore e ore davanti al computer per realizzare i vostri montaggi cinematografici); per quanto riguarda lo scatto singolo: cosa è di meglio di una macchina fotografica per catturare una singola immagine? E siccome oggi le macchine sono tutte digitali, ecco che il vostro frame potrà essere facilmente importato nel vostro programma di montaggio video.

Gli autori (Elliot Dear & Yves Geleyn) ci hanno anche regalato un backstage della lavorazione. Lo possiamo vedere a questo link. (Vi consiglio di guardarlo ora).

I vecchi cineamatori sanno che per realizzare un cartone animato era praticamente necessario l’uso di una titolatrice. La macchina stava ferma e si riprendeva l’immagine su un’apposita tabella/schermo. Su di essa era disegnato lo sfondo e davanti venivano utilizzati dei fogli in acetato (tenuti a registro grazie a due perni) dove venivano disegnate le successive posizioni del soggetto in movimento. Spostando leggermente lo sfondo fra fotogramma e fotogramma si aveva l’impressione che l’interprete si muovesse (in realtà il passo era fatto ciclicamente al centro dell’immagine). Walt Disney inventò lo schermo multipiano, ovvero una serie di lastre di vetro su cui venivano disegnate differenti “quinte” dello sfondo. In questo modo si potevano muovere i vari piani in maniera più realistica (avete presente in treno quando guardate fuori dal finestrino? I pali della luce sfuggono velocissimi mentre il panorama sullo sfondo si muove lentamente).

Gli autori in questo lavoro usano un altro approccio al problema: fanno un modello e lo riprendono (con una macchina fotografica posta su carrello, a proposito non con una telecamera) dall’esterno. Noterete, nel filmato di backstage, che i disegnatori ci sono ancora, tanto che sul solito acetato studiano le differenti posizioni necessarie per dare un agile movimento al soggetto. Il passo successivo, però, è quello di riprodurre i disegni ricavandone, grazie ad un cutter-plotter a raggio laser, tante silhouette da usare un po’ come soldatini di piombo. Queste figure hanno una base che permette di fissarle nel posto dovuto e ricreare così il movimento. Se poi aggiungiamo anche dei piccoli movimenti della camera in corrispondenza delle assunzioni dei singoli fotogrammi, otterremo un risultato degno di nota.

Dicevo dei limiti artistici: fatevi aiutare dai vostri nipotini che hanno un sacco di fantasia e senso del disegno (loro non si vergognano come noi, anzi sono orgogliosi del risultato indipendentemente dalla sua bontà). Basterà che disegnino un paesaggio colorato (su un foglio un po’ grande) e poi una mongolfiera (su un foglio separato). Ci penserà nonno fare un film sul volo della mongolfiera, grazie a un paio di forbici, la sua macchina fotografica e un po’ di pazienza.

Scommettiamo che il nipote apprezzerà?

21/6/2014

GS

 

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