Sabato 16 giugno 2012 i è svolto a Trieste il workshop “SOUND OF MOVIE” tenuto da Alberto Fasulo per conto dell’associazione culturale “Cinemaconigiovani” (www.cinemaconigiovani.it) al quale ha partecipato il nostro socio Giulio Salvador che ci ha inviato questa interessante sintesi.
Workshop “SOUND OF MOVIE”
L’oggetto della lezione verteva su come vengono ripresi e trattati i suoni originali della colonna sonora di un film, partendo dalla ripresa diretta e quindi da ciò che si cattura in fase di lavorazione di un film. Non si è ampliato troppo il discorso su quella che è la colonna sonora di un’opera, ma piuttosto si è focalizzata l’attenzione sul ruolo che il fonico ricopre sul set.
Questa figura fa parte certamente del mondo professionale, tuttavia per alcuni aspetti e funzioni può essere interessante inserirla anche nel nostro mondo amatoriale o almeno, cercare di carpirne qualche segreto.
In tutte le scene vi è rumore ambientale (quello in cui siamo immersi quotidianamente). Inoltre si sovrappongono effetti sonori (ad es. quando apriamo una finestra entra rumore esterno) ed infine, nell’azione scenica, riconosciamo il parlato. Queste tre componenti sono fondamentali e l’ideale è poterle registrare in maniera differente, isolata, in modo da poterle trattare separatamente per poi ricomporle in un insieme piacevole ed efficace.
Delle tre quella forse più impattante e problematica è il rumore di fondo o ambiente.
Usando una telecamera amatoriale, dotata di un unico microfono accade che i tre elementi vengono registrati insieme, ma allora succede che quando si ha bisogno di far prevalere l’uno sull’ l’altro questo non è possibile perchè aumentando il volume di uno si aumentano necessariamente anche gli altri.
Il rumore di fondo fa parte della nostra vita e talvolta il nostro cervello lo esclude o riduce automaticamente: quindi andrà ben studiato dal fonico che dovrà tenerlo sempre presente. Talvolta basta poco: ad esempio invertire la posizione della telecamera – attore permette di “togliere dallo sfondo” una strada con passaggio rumoroso e quindi ridurre drasticamente anche il rumore di fondo. In ambienti chiusi talvolta basta agire sull’apertura di una finestra… Ma in fin dei conti non lo facciamo anche noi spontaneamente se essendo a colloquio con una persona, da qualche parte arriva un noioso brusio e andiamo a chiudere la porta dicendo all’interlocutore “scusa, chiudo così stiamo più tranquilli”?
Gli effetti fanno parte del racconto filmico, quasi a similitudine di una nuova scena o di uno dei tanti trucchi usati: se ad esempio una persona apre una finestra e in fase di montaggio si inserisce un rumore come ad esempio un vociare di bambini che giocano, lo spettatore penserà senz’altro che quella finestra si apre su un cortile o un giardino pieno di bambini che giocano (e mille altri esempi di questo tipo).
Per ultimo c’è il parlato, ovvero quello che dicono gli attori. Si può ricorrere al doppiaggio, ma è sempre bene cercare di “portare a casa” degli originali. Stiamo attenti al riverbero (anche qui alle volte basta spostare di poco un microfono per ottenere risultati soddisfacenti) e ai disturbi: una collana può tintinnare, un microfono attaccato ad un vestito genera fruscio eccetera. Al solito se disporremo di un suono isolato e ragionevolmente pulito potremo intervenire su di esso (con un programma di editing audio) e migliorarlo ulteriormente prima di inserirlo nel nostro film.
I microfoni non sono tutti uguali: essi possono essere catalogati un po’ come gli obiettivi. Con un grandangolo riprenderò un CL, un’intera scena, analogamente con un microfono a “cardioide”. Viceversa con una focale più lunga otterrò un accettabile primo piano del soggetto: esistono microfoni direzionali (“fucili”, in gergo) che riescono proprio ad isolare la sorgente sonora.
E a proposito di sorgente va posta la massima attenzione nel rapporto fra sorgente e microfono: si immagini come se davanti al microfono si sviluppasse una sorta di palla simile ad un palloncino: quello che si troverà all’interno di questa palla verrà registrato chiaro perchè “a fuoco”, quello all’esterno male perchè “fuori fuoco”, o addirittura escluso. La palla può essere generosamente sferica per il cardioide o piuttosto stretta ed allungata per il “mezzo fucile” o ancora più per il “fucile”: ecco i microfoni omnidirezionali e quelli direzionali.
Si faccia ben attenzione a non confondere il concetto di due microfoni con quello di microfono stereo: l’effetto “stereo”, ovvero “spaziale” si crea nel nostro cervello grazie ai segnali ricevuti dalla nostre due orecchie, che sono poste ad una distanza piuttosto limitata, e rivolte in due direzioni diverse. Quindi per riprodurre questa situazione sarà bene rivolgersi ad un microfono stereo, normalmente costituito da due capsule nello stesso supporto, opportunamente orientate.
Il fonico lavorerà esclusivamente con le cuffie: solo così potrà rendersi conto esattamente di cosa sente l’apparecchio di registrazione e solo così potrà apportare le correzioni necessarie (spostamento di microfoni, orientamento degli stessi, eccetera) necessari. La cuffia deve essere molto comoda e ben indossabile (si passerà con essa diverse ore al giorno), ma soprattutto deve isolare dal mondo esterno per potersi ben concentrare sul particolare in esame.
Le voci vanno registrate con il microfono posto vicino: questo automaticamente ridurrà il rumore di fondo. Anche soggetti lontano seguono questa regola. Sarà poi cura del montatore del suono abbassare i volumi delle voci lontane.
Sarà cura del buon fonico essere estremamente ordinato. Ad esempio all’inizio della registrazione si dirà quale è la scena che si sta lavorando e quale è la sua posizione nella sceneggiatura. Dopo aver ultimato la ripresa, e quindi dopo che è successo tutto quello che doveva succedere (imprevisti compresi), il fonico completerà il tutto con una minuziosa descrizione. Magari anche debordando in compiti altrui: nulla vieta di descrivere gli abiti degli attori e cose del genere.
Non usare le regolazioni automatiche dei volumi di registrazione: in assenza di forte suono aumentano il volume e finiscono col privilegiare quello di fondo. Meglio la regolazione manuale. Stare sempre un po’ bassi (qualche dB) e mai invadere la “zona rossa” degli indicatori. Indicatori, peraltro, poco attendibili in quanto differenti da macchina a macchina.
Usare sempre le apposite protezioni antivento (in spugna all’interno e in pelliccia all’esterno). Attenzione ai cavi: un rumore si trasmette anche meccanicamente lungo esso. Se possibile mettere i microfoni su supporti fissi, ma nella pratica sarà necessario utilizzare le canne di prolunga.
Confrontarsi con l’operatore: molto spesso il tipo di suono da catturare dipende dalla composizione della scena. Talvolta la registrazione è difficile o impossibile nelle condizioni in cui si sta girando: non esitare a concordare con il regista le modalità operative.
Il workshop si è concluso con una serie di prove pratiche all’esterno e la riproduzione di quanto registrato nelle varie fasi delle prove (differenti per ambiente, tecnica, materiale utilizzato).